Senza cattive o buone azioni, senza altre strane deviazioni, che se anche il fiume le potesse avere, andrebbe sempre al mare. Così vorrei amare.

Giorgio Gaber
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La nostra interpretazione

L’immagine del fiume che scorre verso il mare evoca un movimento naturale, inevitabile, che non ha bisogno di sforzo né di dimostrazioni. L’amore viene pensato come una forza simile: non come una serie di azioni buone o cattive da elencare, né come una successione di gesti eclatanti, premi, colpe o prove da superare. C’è il desiderio di un sentimento che non debba continuamente giustificarsi, spiegarsi o mettersi in scena, ma che semplicemente esista e vada nella sua direzione più autentica. La mancanza di “deviazioni strane” richiama l’assenza di manipolazioni, calcoli, maschere. È un invito a vivere il legame senza artifici, senza teatralità, liberandolo dal bisogno di apparire in un certo modo. L’amore immaginato è qualcosa che rimane fedele alla propria natura, proprio come un fiume che, nonostante ostacoli o curve, conserva il suo orientamento fondamentale verso il mare. In questo senso, emerge anche un’idea di fiducia: fiducia nel proprio sentire e nel destino del rapporto, nella possibilità di un incontro che non dipenda dall’ossessione di essere “giusti” o “sbagliati”, ma dalla sincerità del flusso interiore. È una forma di amore che rinuncia al controllo e alla paura di perdersi, scegliendo invece la coerenza, la continuità e una purezza di intenzione che non ha bisogno di spettacolo per essere vera.

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