L'innocenza cominciò col prim'omo, e lì rimase.
Er cazzo se pò ddí rradica, uscello, ciscio, nerbo, tortore, pennarolo, pezzo-de-carne, manico, scetrolo, asperge, cucuzzola e stennarello.
Ar momento c' un omo se fa pprete Sto prete è un omo già santificato; E quantunque peccassi, er zu' peccato Vola via com'un grillo da la rete.
Oh benedetto chi ha inventato er letto! Ar monno nun ze dà più bella cosa. Eppoi, ditelo voi che séte sposa. Sia mille e mille vorte benedetto!
Doppo ch'Adamo cominciò co Eva tutte le donne se so' fatte fotte.
L'innocenza cominciò cor prim'omo, e lì rimase.
Non esistono innocenti: tutti abbiamo passato un raffreddore a qualcuno.
Le vittime suggeriscono innocenza. E l'innocenza, per mezzo di una logica inflessibile che regola tutte le relazioni dei termini, suggerisce colpa.
Ogni felicità è una forma di innocenza.
L'innocenza non è qualcosa che si conserva, è soprattutto qualcosa che si riconquista.
Invano dunque ho conservato puro il mio cuore e ho lavato nell'innocenza le mie mani, poiché sono colpito tutto il giorno e la mia pena si rinnova ogni mattina.
Tutto si integra nell'eterno ritorno: ciò lo sanno gli umoristi, i santi e gli innocenti.
Ogni atto di ribellione esprime nostalgia per l'innocenza e una richiesta all'essenza dell'essere.
Per capir bene le parole sacre bisogna trovarsi in stato d'innocenza; anche allora però esse possono rimanere misteriose.
Essere innocenti è pericoloso perché non si hanno alibi.