La politica è il regno della sopraffazione.— Gianfranco Miglio
La politica è il regno della sopraffazione.
Ho studiato politica per cinquant'anni, e me ne sono fatto una tale zuppa per cui ci sto in mezzo senza appassionarmi mai.
Le ideologie sono la maschera con cui si fa la politica, per celarne le asprezze e inseguire il consenso.
Il linguaggio politico è concepito in modo da far sembrare vere le bugie e rispettabile l'omicidio, e per dare parvenza di solidità all'aria.
I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela.
Tutte le volte che osservo forme di tradimento 'trionfale' ho un senso profondo di frustrazione e di inganno. E questo anche in campo politico o nella vita civile e culturale. Quando vedo non tanto il peccato (siamo tutti peccatori), ma il trionfo del peccato, provo un grande fastidio.
Io continuo a professarmi uomo di destra: ma la mia destra non ha niente a che fare con quella 'patacca' di destra che ci governa.
Le donne devono cominciare prima a liberarsi delle loro catene individuali (la lotta per l'aborto, per la parità salariale, ecc.) e in 'seguito' occuparsi di politica.
La vendetta è come la politica: si accanisce fino a quando il brutto diventa peggio e il peggio diventa ancora peggio.
La politica è come la medicina: il suo unico compito è la scelta dei mali. Ogni legge è infatti un male perché costituisce sempre una infrazione alla libertà ma, ripeto, la scienza politica non ha altro compito che quello della scelta dei mali.
La libertà economica è la condizione necessaria della libertà politica.
Se la politica è l'arte del possibile, la ricerca è sicuramente l'arte della soluzione. Entrambe sono oggetto di menti pratiche.
Oggi alla politica insegnata si è dato il nome plurale e spiritoso di scienze politiche (anche Obama ci si è laureato), per non dire della scienza della finanza, che ha usurpato la conoscenza del bene e del male, già riservata a una mela.