Dio ci scampi anche dai santi!
Mi sforzo di parlare sempre senza ironia. So bene che l'ironia non ha mai toccato il cuore di nessuno.
Il gusto del suicidio è un dono.
È chiaro che la moltiplicazione dei partiti a tutta prima lusinga la vanità degli imbecilli. Dona loro l'illusione di scegliere.
Un mondo dominato dalla forza è un mondo abominevole, ma il mondo dominato dal numero è ignobile.
Una volta usciti dall'infanzia, occorre soffrire molto a lungo per rientrarvi.
Se si può essere un santo senza Dio, è il solo problema concreto che io oggi conosca.
Se fossimo santi, sentiremmo anche col cuore e coi sensi che la sorte di ogni uomo ci riguarda e che la campana suona sempre pure per noi.
Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
Se definisci santo un uomo, hai creato il peccatore. Adesso, da qualche parte, dovrai condannare qualcuno, perché il santo non può esistere senza il peccatore.
Il santo è l'uomo vero, un uomo vero perché aderisce a Dio e quindi all'ideale per cui è stato costruito il suo cuore, di cui è costituito il suo destino.
Santo è, nel senso più esatto della parola, l'uomo che realizza più integralmente la propria personalità, ciò che deve essere.
Il nostro vero patrimonio umano ce lo portiamo con noi per accrescere il valore nella santità.
Il Santo riscatta la storia dal suo peccato di essere esistenza. Entra nei disegni di Dio e libera l'umanità dalla schiavitù del potere, della abitudine e della desolante ipocrisia. Colui che possiede la vocazione è sempre libero.
I santi (i quasi santi) sono più esposti degli altri al diavolo, perché la reale conoscenza che posseggono della propria miseria rende loro la luce quasi intollerabile.