Il dolore non è parte della vita, può diventare la vita stessa.
Nessuno è separato da nessuno. Nessuno lotta per se stesso. Tutto è uno. L'angoscia e il dolore, il piacere e la morte non sono nient'altro che un processo per esistere. La lotta rivoluzionaria in questo processo è una porta aperta all'intelligenza.
Che farei io senza l'assurdo?
Bellezza e bruttezza sono un miraggio perché gli altri finiscono per vedere la nostra interiorità.
Spero che l'uscita sia gioiosa e spero di non tornare mai più.
La vita insiste per essere mia amica e il destino mio nemico.
Cosa resta di tutto il dolore che abbiamo creduto di soffrire da giovani? Niente, neppure una reminiscenza. Il peggio, una volta sperimentato, si riduce col tempo a un risolino di stupore, stupore di essercela presa per così poco.
La felicità è come l'elemosina gettata al mendico. Gli permette di vivere oggi per prolungare il suo dolore l'indomani.
Anche se ti fa paura, non ignorare l'abisso del tuo dolore.
Come i bambini ed i vecchi si mise a piangere senza sapere il perché, ‐ di dolore ch'era gioia, di gioia ch'era dolore.
Salutarsi è una pena così dolce che ti direi addio fino a domani.
Se lo scopo prossimo e immediato della nostra vita non è il dolore, allora la nostra esistenza è la cosa più contraria allo scopo del mondo.
E dopo il bagliore del fulmine, il buio della notte profonda, la quiete non quieta del troppo: troppo vedere, troppo soffrire, troppo sapere. Non quiete del sonno, ma della breve morte: quando il dolore è eccessivo, bisogna morire un po' per andare avanti.
Nulla ci rende così grandi come un grande dolore.
Non c'è dolore in terra che il Cielo non possa guarire.
La felicità è benefica al corpo, ma è il dolore quello che sviluppa le facoltà dello spirito.