Uno scrittore con l'animo in pace non è uno scrittore.
La gentilezza espressa a 360 gradi nasconde negli uomini maturi un disprezzo "sferico" per i loro simili e per tutto ciò che li contiene.
Le statistiche indicano la percentuale di nati morti. Trascurano la percentuale di morti vivi.
Si possono ripetere le azioni: i pensieri non ritornano mai identici.
Non è difficile stancarsi di vivere. Difficile è stancarsi di desiderare.
Nel vocabolario comune l'aggettivo "umano" equivale a "buono". Presunzione del primate chiamato uomo.
Non solamente sono pochi i moderni scrittori italiani che sappiano fare un buon libro, ma sono anche pochi quelli che dopo d'aver sfatto un libro o buono o cattivo, sappiano fargli un buon titolo.
Una delle possibili definizioni giuste di scrittore, per me sarebbe addirittura la seguente: un uomo a cui sta a cuore tutto quanto accade, fuorché la letteratura.
Pochi autori di questo secolo insegnano come Musil che l'unica dimensione dello scrittore è quella della verità.
C'è chi crede d'esser un grande scrittore perché tutti lo leggono; e c'è chi crede d'esser un grande scrittore perché non lo legge nessuno.
Tutti gli scrittori sono dei poveri idioti. È per questo che scrivono.
Uno scrittore non si contenta di avere successo. Per essere realmente in pace con se stesso ha bisogno dell'insuccesso altrui.
Lo scrittore di mezza taglia piaggia e seconda il pubblico; lo scrittore grande lo scrolla e se lo trascina dietro.
Il solo ingegno non può fare uno scrittore. Vi dev'essere un uomo dietro il libro.
Il dovere dello scrittore è contemplare l'esistenza, non dissolversi in essa.
Se volete fare gli scrittori, ci sono due esercizi fondamentali: leggere molto e scrivere molto.