Noi non ci realizziamo mai. Siamo due abissi, un pozzo che fissa il cielo.
Scrivere è dimenticare. La letteratura è il modo più gradevole di ignorare la vita.
Tutto è noi, e noi siamo tutto; ma questo a cosa serve, se tutto è niente?
È il sognatore l'uomo d'azione.
La felicità è fuori dalla felicità. Non c'è felicità se non con consapevolezza. Ma la consapevolezza della felicità è infelice, perché sapersi felice è sapere che si sta attraversando la felicità e che si dovrà subito lasciarla. Sapere è uccidere, nella felicità come in tutto.
L'esperienza diretta è il sotterfugio o il nascondiglio di coloro che sono sprovvisti di immaginazione.
Corriamo spensieratamente verso l'abisso, non prima di aver messo qualcosa tra noi e lui per impedirci di vederlo.
E se guarderai a lungo nell'abisso anche l'abisso vorrà guardare in te.
Chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l'abisso scruterà dentro di te.
Noi ci costringiamo a non percepire il nostro abisso. Eppure, per tutta la vita, non facciamo altro che guardare giù, al nostro abisso fisico e psichico, pur senza percepirlo.