Ogni volta che non ha niente da dire, nomina Dio.
La massa non si sente mai sazia. Fin quando resta un uomo non ancora catturato da lei, essa mostra il suo appetito.
Chi ha troppe parole non può che essere solo.
Si soffoca in ogni famiglia che non sia la propria. Anche nella propria si soffoca, ma non lo si nota.
Ogni vecchio si vede come una somma di astuzie riuscite. Ogni giovane si sente l'origine del mondo.
Chi vuole pensare deve rinunciare a darsi da fare.
Dio è il punto di contatto tra lo zero e l'infinito.
Dobbiamo fare soltanto la volontà di Dio. Il resto non conta.
Dio è un'ipotesi, e, come tale, ha bisogno di prova: l'onere della prova poggia sul teista.
L'umanità si è messa a girare le sue macchine e, vedendo che ne sgorgava oro, ha esclamato: È Dio! E quel Dio, essa lo mangia!
La cocaina è il modo che usa Dio per dirti che stai facendo troppi soldi.
Questo dio creatore viene chiamato senza ambagi "padre". La psicoanalisi ne desume che si tratta realmente del padre, un padre magnificato quale appariva una volta al bambino piccolo.
Di Dio non possiamo dire nulla, come è in sé, ma solo quel che egli fa per noi.
Dio, dicono, ha i suoi disegni. E allora, perché non fa una mostra?
Soltanto l'inutilità del primo diluvio trattiene Dio dal mandarne un secondo.
Dio, che è senza origine, è il principio unico e completo di ogni cosa.