Il suicidio è la forma più sincera di autocritica.
Tentai il suicidio 2 o 3 volte ma fallii per una ragione o l'altra: semplicemente, non ero un buon suicida professionista.
Rimbaud fu un suicida vivente. Tanto più insopportabile per noi.
Per la maggior parte della gente il suicidio è come la roulette russa.
Suppongo che il suicida mentre appoggia alla tempia la canna della pistola provi per ciò che succederà l'attimo seguente quello che in quel momento provai io: un sentimento di curiosità.
Per farla breve ho deciso di suicidarmi. Il problema del suicidio, però, è che non puoi farla breve.
Non manca mai a nessuno una buona ragione per uccidersi.
Avevo tutto. Soldi, fama, auto, donne. Eppure mi sentivo infelice. Forse perché i valori a cui mi aggrappavo erano falsi. Mi tornavano in mente le biografia di Marilyn e James Dean, di tante star che al culmine della celebrità avevano trovato la morte, magari suicidandosi.
Il suicidio è l'estremo tentativo di migliorare la propria vita.
Siamo seduti su un cornicione, tu stai per buttarti, io andrò in prigione. Cosa abbiamo da perdere?