Morte: il piacere di fare un viaggio senza valigie.
Indifferenza: non fa niente per farsi notare, ma la vedi dappertutto.
C'è il sacro terrore della morte, ma la morte è un fatto naturale, credo che la morte sia un'amica dell'uomo, perché mette fine a quel grande dolore che è la vita.
Deve essere terribile essere morto e non sapere come il Comitato per gli Stanziamenti ha votato oggi o chi è il vincitore del Premio Oscar. O terribile non conoscere questi fatti perché non si è ancora nati.
Il cimitero è pieno di grandi uomini di cui il mondo non poteva farne a meno.
In fondo, e in sintesi estrema, è per sfuggire alla morte che ci siamo inventati il linguaggio, l'arte, la filosofia, la politica.
Non ci si prepara alla morte. Ci si distacca dalla vita.
È l'inerte che prevale nell'universo e non ciò che vive. Morire è passare dalla parte del più forte.
Che cos'è che ci fa così spavento della morte? Quello che ci fa paura, che ci congela davanti a quel momento è l'idea che scomparirà in quell'attimo tutto quello a cui noi siamo tanto attaccati. Prima di tutto il corpo. Del corpo ne abbiamo fatto un'ossessione.
È meglio morire svuotandosi che riempendosi, e meglio di fame che d'indigestione.
Noi dovremmo piangere per gli uomini alla loro nascita, non alla loro morte.