Ho paura di morire, perché ho appena pagato la caparra di una casa.
Non sono un tipo che si deprime, ma, se succede a tutti, capita anche a me.
È la qualità delle proprie convinzioni che determina il successo, non il numero dei seguaci.
Mia soltanto è la patria della mia anima. Vi posso entrare senza passaporto e mi sento a casa; essa vede la mia tristezza e la mia solitudine ma non vi sono case: furono distrutte durante la mia infanzia, i loro inquilini volano ora nell'aria in cerca di una casa, vivono nella mia anima.
Come in alcune case romane, anche nella mia c'era un posticino appartato dove vi era sistemato un altarino dedicato ai defunti.
Non troviamo che due piaceri nella nostra casa, quello di uscire e quello di rincasare.
Comprare un appartamento è anche un po' comprare la tristezza di chi ci abitava.
Se noi consideriamo la casa come il luogo dove possiamo sciogliere tutti i freni inibitori, allora oltre che perdere la decenza, l'eleganza e il controllo del linguaggio che giunge al vituperio e all'offesa, si cancellano i limiti su cui ogni vita sociale si fonda.
Chi entra in casa nostra ammiri noi piuttosto che le nostre suppellettili.
Triste è giungere alla casa paterna quando la folgore s'è abbattuta sulla quercia maggiore.
Fai attenzione, amico mio, a questa casa! È piacevole pensare che sotto questo tetto trovi riparo e maturi una folla di talenti.
Se si costruisse la casa della felicità, la stanza più grande sarebbe la sala d'attesa.
Quasi tutti i riformatori, per quanto limitata sia la loro coscienza sociale, vivono in case grandi tanto quanto possono permetterselo.