Bisogna pure dare un senso al caos crudele che piomba addosso.
La cultura del «parliamone» rischia talvolta di tradursi in una verbosa retorica, in un'involontaria e involontariamente comica parodia della democrazia.
Per governare bisogna saper conoscere gli uomini.
L'umorismo è la sentinella della ragione, consapevole dei suoi limiti e pronta a cogliere la comicità ma anche la violenza di chi li viola. Chi oltraggia la logica fa ridere.
Tranne pochi spiriti capaci di libertà, quasi tutti riusciamo a non vedere ciò che non vogliamo vedere, e ci rendiamo colpevoli, in un'assurda buona fede che non ci salverà ma che ci verrà imputata come un'aggravante.
La vera letteratura non è quella che lusinga il lettore, confermandolo nei suoi pregiudizi e nelle sue insicurezze, bensì quella che lo incalza e lo pone in difficoltà, che lo costringe a rifare i conti col suo mondo e con le sue certezze.
In ogni caos c'è un cosmo, in ogni disordine un ordine segreto.
Caos è il nome che indica un peculiare pre-oggetto del mondo nella sua totalità e del signoreggiare cosmico.
Io accetto il caos, ma non son sicuro che lui accetti me.
Nel caos in cui sprofondiamo vi è più logica che nell'ordine, l'ordine di morte in cui ci siamo mantenuti per tanti secoli e che si disgrega sotto i nostri passi automatici.
Il carattere complessivo del mondo è il caos per tutta l'eternità, non nel senso di un difetto di necessità, ma di un difetto di ordine, di articolazione, forma, bellezza, sapienza e di tutto quanto sia espressione delle nostre estetiche nature umane.
Durante il terremoto nessuno guarda una galleria artistica.
Ben venga il caos, perché l'ordine non ha funzionato.
In questo istante, sulla terra, si ripete il caos; ma tutto ci sembra normale.