I libri pensano per me.
Nessuno ha mai considerato il primo di gennaio con indifferenza. È ciò da cui ognuno data il proprio tempo, e su cui conta ciò che rimane. È la natività del nostro comune Adamo.
Un uomo che rifiuta le frittelle di mele non può avere un'anima pura.
Le carte sono una guerra, sotto le mentite spoglie di un gioco.
Per amor tuo, Tabacco, sono pronto a fare qualsiasi cosa, fuorché morire.
Mi diletta perdermi nella mente altrui. Quando non vado a passeggio, leggo; sono incapace di star seduto a pensare. I libri pensano per me.
Uscire da un libro è come uscire dal meglio di sé. Passare dagli archi soffici e ariosi della mente alle goffaggini di un corpo accattone sempre in cerca di qualcosa è comunque una resa.
Pubblicare un libro è parlare a tavola davanti ai domestici.
È un buon libro quello che si apre con aspettativa e si chiude con profitto.
I libri non servono per sapere ma per pensare, e pensare significa sottrarsi all'adesione acritica per aprirsi alla domanda, significa interrogare le cose al di là del loro significato abituale reso stabile dalla pigrizia dell'abitudine.
Tutti i libri in generale, e anche i più belli, mi sembrano molto meno preziosi per quello che contengono che per quello che vi può mettere dentro il lettore.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica.
Si possono ignorare moltissimi libri, senz'essere, per questo, un ignorante.
Si dicono classici quei libri che costituiscono una ricchezza per chi li ha letti e amati; ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserba la fortuna di leggerli per la prima volta nelle condizioni migliori per gustarli.
Per ogni libro degno di essere letto c'è una miriade di cartastraccia.
Un best-seller è generalmente un brutto libro la cui vendita permette all'editore di pubblicare degli altri libri altrettanto brutti, ma che non si vendono.