Essere italiani è un lavoro a tempo pieno.
Nemmeno quelli che sembrano cambiamenti improvvisi, improvvisi lo sono veramente. D'improvviso c'è solo il momento in cui ne prendiamo coscienza.
Viaggiare è un atto di umiltà. Chi è convinto di sapere tutto, preferisce non muoversi da casa.
L'impegno, da solo, non basta più. Dovete individuare il vostro talento e capire come usarlo. Perché qualcun altro, state certi, capirà come usare il suo.
Nei negozi di articoli sportivi, grandi come hangar di un aeroporto, qualsiasi desiderio, per quanto perverso, può essere soddisfatto.
La semplicità non solo nella lingua è fatica invisibile, ma porta vantaggi evidenti.
Qui si fa l'Italia o si muore.
In Italia, tutti sono estremisti per prudenza.
E non è neppure vero, come afferma Fini, che è italiano chi ama l'Italia... Occorre dimostrare di conoscere almeno sommariamente la nostra cultura, le nostre tradizioni, la lingua; e adattarsi o, meglio, sposare i nostri costumi.
Il rischio dell'Italia è di entrare nel numero dei paesi di cultura bassa, giacché è possibile essere intelligenti e di cultura bassa.
In Italia c'è bisogno di cambiare visione sullo sport: non è solo e sempre calcio, calcio, calcio.
D'Italica forza possente sia la stirpe di Roma.
Gl'italiani non hanno costumi; essi hanno delle usanze.
È tempo che anche l'Italia vada annoverata fra le nazioni libere e potenti.
Bisogna che i Lombardi dimentichino di essere italiani; le mie province d'Italia non debbono essere unite fra loro che dal vincolo dell'ubbidienza all'imperatore.
In Italia abbiamo perso la capacità di sentire il bello, quel bello che per secoli abbiamo dato al mondo e che adesso non sentiamo più.