L'eleganza è la comodità degli spiriti delicati.
Difficile dire quanto un re abbia ad essere piccolo perché l'adulazione non lo proclami un gran re.
Che cosa è l'uomo che invidia l'altro uomo, se non una miseria che invidia un'altra miseria?
Certo, non bisogna credere alla felicità; ma come farebbero gli uomini a vivere se non formassero qualche sogno di felicità?
C'è da confondersi in pensare quanto applauso di uomini minimi ci vuole per fare la gloria di un uomo grande.
Dei pericoli che tu possa avere alle spalle non ti curar tanto, che tu non abbia più modo di attendere alle cose che ti stanno dinanzi.
L'eleganza dovrebbe essere il criterio del giudizio di ogni comportamento come di ogni prodotto della mente.
Elegante come una berlina, scattante come un go-kart!
Non dobbiamo mai confondere l'eleganza con l'essere snob.
L'unico modo per farsi perdonare la troppa eleganza è l'essere sempre troppo educati.
Siamo uomini pubblici e abbiamo dei doveri pubblici: anche quello di difendere un certo decoro e una certa eleganza nell'esprimere le nostre passioni.
L'abbigliamento è, al tempo stesso, una scienza, un'arte, un'abitudine, un sentimento.
Per essere eleganti non si deve assolutamente aver l'aria di essersi vestiti a fondo, vale a dire essersi studiati molto bene, essersi coordinati; bisogna sempre avere un'aria piuttosto casuale, che non significa essere trasandati.
Un cameriere è un uomo che porta un frac senza che nessuno se ne accorga. Per contro ci sono degli uomini che hanno l'aspetto di camerieri appena si mettono un frac. Così in ambedue i casi il frac non ha nessun valore.
Chi ha detto che essere belli vuol dire avere dei bei tratti? A volte essere belli significa avere spirito, eleganza, dignità.
Ho visto anche Pelé, all'eleganza di Meazza non è arrivato. Una volta, all'Arena, gli vidi fare uno stop in rovesciata a due metri da terra: atterrò col pallone incollato, saltò l'avversario ipnotizzato e andò a infilare il portiere con quei suoi passaggi in porta millimetrici e beffardi.