Nella vita coniugale, l'essenziale, è la pazienza. Non l'amore: la pazienza!
Nell'assoluta indifferenza verso la vita e la morte di ognuno di noi, si cela forse il pegno della nostra salvezza eterna, dell'incessante moto della vita sulla terra, dell'ininterrotta perfezione.
La capacità di credere a qualcosa è una facoltà dello spirito.
La buona educazione non sta nel non versare la salsa sulla tovaglia, ma nel non mostrare di accorgersi se un altro lo fa.
Qualsiasi idiota può superare una crisi; è il quotidiano che ti logora.
L'indifferenza è una paralisi dell'anima, una morte prematura.
Nel matrimonio ci son molti dolori, ma nel celibato non c'è alcun piacere.
È il crescere del senso morale nelle donne che fa del matrimonio un'istituzione così unilateralmente senza speranza.
Non dico che una donna non possa avere un capriccio per suo marito, perché, in fondo, anche lui è un uomo.
Gli uomini sposano non perché vogliono ammogliarsi; ma perché le donne vogliono maritarsi.
Il matrimonio ci insegna molte cose. Soprattutto che potevamo farne a meno.
Non è vero che i mariti, appena vedono una bella donna, dimenticano di essere sposati. Al contrario: proprio in quei momenti se lo ricordano dolorosamente.
Il matrimonio mi ha sempre affascinato. Mariti che non si prendono cura delle mogli; mogli che alle spalle del marito vanno in camere di motel con perfetti sconosciuti. Genitori che mettono al mondo figli per poi abbandonarli finché la morte non li divide veramente.
Il divorzio è l'ammissione di una sconfitta. Come il matrimonio.
L'uomo sposato porta sulle spalle tutto il peso della vita, quello non sposato solo la metà.
Il matrimonio richiede un talento speciale, come la recitazione. La monogamia richiede genio.