La filosofia è un modo di sopportare l'atroce assurdità della vita.
Dio è l'infinito negarsi. La dimensione interiore del negarsi è infinita, è l'infinito. E il negarsi è l'individualità dell'infinito.
Un aforisma, una sentenza, una opinione, etc., valgono forse meno per quello che affermano o negano, quanto per lo stato d'animo che suppongono, o che ispirano, o che nascondono.
Quando il nostro pensiero intuisce qualche verità nuovissima, ci sembra sempre che siamo ritornati in noi stessi sulle rive del nostro antico essere, che si sollevi il velario dell'oblio.
Nel cuore di ogni aforisma, per quanto nuovo o addirittura paradossale voglia apparire, pulsa un'antichissima verità.
Un filosofo è uno tanto sveglio da trovarsi un lavoro in cui non bisogna sollevare pesi.
Tutta la storia della filosofia occidentale non è che una serie di note a margine su Platone.
Ci si domandava: Che cosa è Dio? E la filosofia tedesca ha risposto: è l'uomo.
La meraviglia è un sentimento assolutamente tipico del filosofo. La filosofia non ha altra origine che questa.
Tutte le dispute tradizionali dei filosofi sono, per la maggior parte, infondate e infruttuose.
La filosofia è un inventario di pensieri nel flusso della vita.
Nessuno deve entrare in una filosofia se non è disposto, almeno come possibilità, a non lasciarla per tutta la vita.
La filosofia non è una dottrina, ma un'attività.
In filosofia quel che più importa non è raggiungere la meta, sono le cose che s'incontrano per strada.
Chi dice che l'età per filosofare non è ancora giunta o è già trascorsa, è come se dicesse che non è ancora giunta o è già trascorsa l'età per essere felici.