La vita è una tragedia che viene recitata come una commedia.
Il mondo è un condominio tra la malvagità e la pazzia: l'una regna e l'altra comanda.
Il cielo è un quadro ingannevole dipinto sul soffitto dell'inferno.
È pura cecità considerare l'uomo qualche cosa di completamente avulso dal resto del regno animale. L'antropocentrismo lasciamolo alle sacrestie.
Tutti gli animali, asini compresi, fanno quello che Venere comanda, però hanno il buon gusto di non parlarne. L'animale uomo, invece, ci scrive sopra montagne di romanzi.
Bisogna ricordarci sempre che vita conduce inevitabilmente alla morte e che essere vivi significa rischiare di morire.
La vita sprecata dei genitori ha un'influenza molto forte sul comportamento dei loro figli.
Le vite degli uomini, quando incominciano storte, nemmeno Dio le raddrizza.
La vita è fatta di grandi sogni e di piccole speranze.
Nella feroce morsa delle circostanze non mi sono tirato indietro né ho gridato per l'angoscia. Sotto i colpi d'ascia della sorte il mio capo è sanguinante, ma indomito.
Che altro è la vita se non una morte lenta?
Ho la sensazione di durare troppo, di non riuscire a spegnermi: come tutti i vecchi le mie radici stentano a mollare la terra. Ma del resto dico spesso a tutti che quella croce senza giustizia che è stato il mio manicomio non ha fatto che rivelarmi la grande potenza della vita.
La vita non è breve, la rendiamo noi breve, con la nostra incapacità di vedere lontano.
La vita è l'unico gioco in cui lo scopo del gioco è quello di imparare le regole.
La vita non è che una lunga perdita di tutto ciò che si ama. Ci lasciamo dietro una scia di dolori. Il destino ci confonde con una prolissità di sofferenze insopportabili. E con tutto ciò ci si stupisce che i vecchi si ripetano. È la disperazione che ci rimbecillisce.