Non serve religione a chi senta la sacralità del profano.
Le disgrazie degli altri ci impressionano tanto perché potrebbero capitare anche a noi.
Tutti si scagliano contro l'egoismo come se fosse possibile sopravvivere senza. Da biasimare è solo il suo eccesso.
Se non altro l'aforisma ha il merito di far meditare chi lo formula.
Il tempo è tanto prezioso che andrebbe impiegato soltanto per leggere il meglio. Ma poiché per individuarlo occorrerebbe leggere tutto, è meglio non leggere.
Uomini e meloni hanno questo in comune, che dal di fuori non si capisce se sono buoni.
Considero la religione come un giocattolo per bambini, e ritengo che il solo peccato sia l'ignoranza.
Noi non siamo cattolici da ristorante, non scegliamo dal menù quali regole seguire, noi seguiamo la dottrina rigorosamente.
Le religioni sono come le lucciole: per brillare hanno bisogno dell'oscurità.
La maggior parte dei maestri religiosi trascorrono il loro tempo nel tentativo di dimostrare l'indimostrato con l'indimostrabile.
Una religione è dannata e confessa la sua estrema impotenza il giorno in cui brucia il primo eretico.
Un uomo religioso è un individuo-massa, cioè una contraddizione in termini.
Alla cosa più orrenda aggiungete un'idea religiosa, essa diventerà santa e pura. Attaccate Dio al patibolo, avrete la croce.
Ovunque Dio eriga una casa di preghiera, il diavolo vi costruisce sempre una cappella. E si scoprirà dopo aver controllato, che quest'ultimo ha la più vasta congregazione.
Ogni religione positiva non è, propriamente parlando, che l'usurpatrice del trono che spetta alla filosofia. Per questo i filosofi la osteggeranno sempre, anche se dovessero considerarla un male necessario, una stampella per la patologica debolezza di spirito della maggior parte degli uomini.
Alcuni, per salvarsi dalla superstizione, finiscono col cadere in un ateismo rigido ed ostinato, varcando d'un balzo la vera religiosità, che sta nel mezzo.