Salutarsi è una pena così dolce che ti direi addio fino a domani.

William Shakespeare
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La nostra interpretazione

Il momento del saluto diventa una sorta di paradosso emotivo: porta con sé una sfumatura di dolore, perché sancisce una separazione, ma è al tempo stesso intriso di dolcezza, perché nasce dall’intensità del legame. Quando la presenza dell’altro è così preziosa, anche il più piccolo distacco acquista un peso particolare. Non si tratta solo di paura della lontananza, ma della consapevolezza che ogni incontro è fragile e che ogni volta che ci si congeda si sperimenta, in miniatura, il rischio di perdere ciò che si ama. La dolcezza, in questo contesto, non è superficialità, bensì la riconoscenza per quello che si è vissuto insieme e la promessa implicita di un ritorno. Ripetere l’addio "fino a domani" diventa quasi un modo per prolungare il tempo condiviso, per non staccarsi del tutto, per restare un po’ ancora nell’eco dell’incontro. L’addio non è definitivo, ma un ponte verso il futuro, un modo per trasformare la mancanza in attesa e desiderio. In questo delicato equilibrio tra pena e dolcezza si coglie la profondità di un affetto che non si rassegna a chiudersi con un semplice gesto di congedo, ma continua a cercare, anche nel distacco, un contatto emotivo con l’altro.

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