La fede è al servizio della vita, non viceversa.
Il mito è più vero della storia. Ciò che è storico è realmente accaduto una volta, ciò che è mitico accade realmente ogni giorno.
Una civiltà tecnocratica priva dell'apporto sapienziale della religione non sarà mai in grado di produrre e sostenere quell'etica basata sul principio-responsabilità in grado di unire gli uomini tra loro, di cui il nostro tempo ha urgente bisogno.
Dio è il simbolo meno inadatto inventato dagli uomini per esprimere il contatto con l'inesausta creatività dell'universo che dà la vita, con quell'attività mai interrotta che sostiene la vita e che talora è in grado di rimandare a una dimensione al di là della semplice vita naturale.
Per ogni uomo che viene sulla terra la partita della vita è sempre tra Io e Dio.
La purezza del sentimento nasce dall'oscurità dell'impulso erotico.
"Fede" significa non voler sapere quel che è vero.
Tutto ciò che ho veduto mi induce a confidare nel Creatore per tutto ciò che non ho veduto.
La fede è l'antisettico dell'anima - pervade la gente comune e la conserva - essi non cessano mai di credere, di aspettare, di aver fiducia.
La fede è una corda alla quale si rimane appesi, quando non ci si impicca.
Le tentazioni contro la fede vanno diritte all'intelligenza per indurla a disputare, ad almanaccare e a sognare.
Io credo perché ho bisogno di credere in Dio e nel «dopo» che c'è oltre la vita. La fede, per me, è un dogma. Un valore assoluto. Che fa parte della vita di chiunque, anche di quelli che dicono di non credere.
Un uomo di fede non può sfuggire ai sacrifici e deve pagar di persona. Altrimenti non è un uomo di fede.
La fede non è un fiore delicato, destinato ad appassire al minimo accenno di brutto tempo. La fede è come le montagne dell'Himalaya, che non possono modificarsi in alcun modo. Non c'è tempesta che possa smuovere le montagne dell'Himalaya dalle proprie fondamenta.
La fede si trova sotto il capezzolo sinistro.
Per me l'unica arte è la fede, e Cristo la mia poesia.