La fede è al servizio della vita, non viceversa.
C'è un ordine che produce bellezza e vita, e un disordine da cui provengono deformità e morte.
Chi, dicendo di credere in Dio, si preoccupa anzitutto di appartenere a un'istituzione, nega il senso originario del messaggio di Gesù che consiste proprio nel distinguere radicalmente lo spirito dall'istituzione, il Regno di Dio da questo mondo.
Non è più l'obbedienza alla chiesa l'elemento che fa di un essere umano un cristiano. Il criterio del cristianesimo autentico procede dal magistero della verità che si dice come bene e come giustizia, e che si autocomunica immediatamente alla mente e al cuore.
L'ateismo che nasce nel nome della ribellione morale e della passione intellettuale ha molto da insegnare ai credenti.
L'umanità concreta appare dolorosamente difforme rispetto all'umanità ideale, l'umanità concreta a volte non agisce con umanità. Da ciò avvertiamo che essere veramente uomini è più dell'essere uomini come normalmente si è.
La fede certamente ci dice quello che i sensi non possono, ma non il contrario di quello che vedono; è al di sopra, non contro di loro.
È un'estensione dello spirito, un potere inverso oltre che infinito. Negare la fede è confutare se stessi e lo spirito che genera tutte le nostre forze creative.
La fede nelle cose del mondo è il conforto dei giovani e la fede in Dio quello dei vecchi.
La fede si trova sotto il capezzolo sinistro.
O si pensa o si crede.
Tutto quello che vedo mi insegna a credere nel Creatore per tutto quello che non vedo.
Una fede che non può sopravvivere alla collisione con la verità non lascia molti rimpianti.
Se lo scientismo è qualcosa, esso è la fede cieca e dogmatica nella scienza. Ma questa fede cieca nella scienza è estranea allo scienziato autentico.
Grazia e azione devono restare unite. Non c'è fede senza opera buona, come non c'è opera buona senza fede.
La fede si richiede per l'instituzione di rozzi popoli che denno esser governati, e la demostrazione per gli contemplativi che sanno governar sé e gli altri.