Il coraggio è il superamento della paura.
Non c'era niente di fisico che togliesse il fiato: non un monumento, non un tempio o un palazzo che potesse impressionare in modo particolare. Il fascino commovente di Kengtung stava nella sua atmosfera, nella sua pace, in quell'antico incedere senza affanni della vita.
Avete mai sentito le grida che vengono da un macello? Bisognerebbe che ognuno le sentisse, quelle grida, prima di attaccare una bistecchina. In ogni cellula di quella carne c'è il terrore di quella violenza, il veleno di quella improvvisa ultima paura dell'animale che muore.
Le montagne sono sempre generose. Mi regalano albe e tramonti irripetibili; il silenzio è rotto solo dai suoni della natura che lo rendono ancora più vivo.
Le montagne, come il mare, ricordano una misura di grandezza dalla quale l'uomo si sente ispirato, sollevato. Quella stessa grandezza è anche in ognuno di noi, ma lì ci è difficile riconoscerla. Per questo siamo attratti dalle montagne.
L'India assale, prende alla gola, allo stomaco. L'unica cosa che non permette è di restarle indifferente.
Il coraggio spesso è mancanza di saggezza, mentre la vigliaccheria non di rado si basa su informazioni affidabili.
Un uomo coraggioso riesce a pensare. Un vigliacco no.
Il coraggio è contro natura. Lo dimostra il fatto che pochi ne hanno.
È questo in fondo l'unico coraggio che si richieda a noi: essere coraggiosi verso quanto di più strano, prodigioso e inesplicabile ci possa accadere.
Bisogna porsi delle mete per avere il coraggio di raggiungerle.
Il coraggio non è che l'attitudine o l'abitudine di chiudere gli occhi all'occorrenza.
Il coraggio che rimuove troppo radicalmente il dolore avvelena questo e noi stessi.
I giovani hanno quasi tutti il coraggio delle opinioni altrui.
Il mio talento è tale che nessuna impresa, per quanto vasta di dimensioni, mai supererà il mio coraggio.
Il coraggio viene dallo stomaco, tutto il resto è disperazione.