La comunicazione perfetta esiste. Ed è un litigio.
Puoi alzarti molto presto all'alba, ma il tuo destino si è alzato un'ora prima di te.
La giraffa ha il cuore lontano dai pensieri. Si è innamorata ieri, e ancora non lo sa.
L'arma batteriologica del secolo: il tedio. Quella che ti convince che aspettare di vivere è meno faticoso di vivere.
Tutte queste ore chiedono esitanti se sono state la più felice, ma io so bene che posso ricordarle ma non posso sceglierne una.
Ci sono momenti nella vita che uno non si rende conto di essere ridicolo e sciocco, non puoi cancellarli dal curriculum, poi ti risveglierai, li ricorderai con un po' di vergogna, ma la vergogna è qualcosa che ci attacchi dopo.
Tutto fa pensare che l'uomo d'oggi sia più che mai estraneo vivente tra estranei, e che l'apparente comunicazione della vita odierna, una comunicazione che non ha precedenti, avvenga non tra uomini veri ma tra i loro duplicati.
Scrivere non è comunicare con il lettore, non è neppure comunicare con se stessi, ma comunicare con l'inesprimibile.
L'impossibilità di non-comunicare rende comunicative tutte le situazioni impersonali che coinvolgono due o più persone.
Vera comunicazione ha luogo soltanto fra persone di uguali sentimenti, di uguale pensiero.
La pratica delle lingue straniere permette di non comunicare, in viaggio, con i compatrioti.
Comunicare? Comunicare? Solo i vasi comunicano.
Parole, frasi, idee, non importa quanto sottili o ingegnose, i voli più folli della poesia, i sogni più profondi, le visioni più allucinanti, non sono altro che rozzi geroglifici cesellati nella sofferenza e nel dolore per commemorare un evento non comunicabile.
Ogni miglioramento nelle comunicazioni aumenta le difficoltà di comprensione.
Comunque ci si sforzi, non si può non comunicare. L'attività o l'inattività, le parole o il silenzio hanno tutti valore di messaggio: influenzano gli altri e gli altri, a loro volta, non possono non rispondere a queste comunicazioni e in tal modo comunicano anche loro.