Siamo diventati dei "tossicodipendenti" della crescita.— Serge Latouche
Siamo diventati dei "tossicodipendenti" della crescita.
Per fare in modo che il mondo che noi vogliamo non assomigli troppo a quello in cui viviamo oggi, è tempo di decolonizzare il nostro immaginario. Non è affatto sicuro che ci restino ancora trent'anni.
La nostra società ha legato il suo destino a un'organizzazione fondata sull'accumulazione illimitata. Questo sistema è condannato alla crescita. Non appena la crescita rallenta o si ferma è la crisi, il panico.
Oggi più che mai lo sviluppo sacrifica le popolazioni e il loro benessere concreto e locale sull'altare del «benavere» astratto, deterritorializzato.
Essere dipendenti vuol dire essere poveri, essere indipendenti vuol dire accettare di non arricchirsi.
La decrescita è uno slogan politico con implicazioni teoriche, una "parolabomba", come dice Paul Ariès, che vuole far esplodere l'ipocrisia dei drogati del produttivismo.
Passo dopo passo si coglie la crescita, che si attua sempre in ossequio alla decisa legge del destino, sfruttando le occasioni di nascita e di visione che la dea madre sempre benevola offre.
A volte il semplice fatto di stare con una persona ti aiuta a crescere.
Crescere significa andare oltre la recitazione di un ruolo e riempire i buchi della personalità in modo da reintegrare la persona nella sua totalità.