Gli eroi sul cavallo bianco sono un po' in ribasso, soprattutto quando non valgono una cicca.
La società borghese manca di eroismo.
Il vero eroe alla fine muore. Quelli che restano sono i filosofi.
Non conosciamo mai la nostra altezza finché non siamo chiamati ad alzarci. E se siamo fedeli al nostro compito arriva al cielo la nostra statura. L'eroismo che allora recitiamo sarebbe quotidiano, se noi stessi non c'incurvassimo di cubiti per la paura di essere dei re.
Ci si dimentica sempre che un eroe è un uomo, soltanto un uomo, e che resistere a una tirannia, subire sevizie, languire per anni in una cella senz'aria né luce è a volte più facile che battersi nell'equivoco e nelle lusinghe della normalità.
Il primo grado dell'eroismo è vincere la paura e il dominio su se stessi.
Gli eroi sono persone che hanno fatto ciò che era necessario fare, affrontandone le conseguenze.
Il bisogno dell'America non è l'eroismo ma la guarigione; non panacee, ma la normalità; non la rivoluzione ma il restauro.
È concesso anche a un eroe morente chiedersi prima di morire come parleranno di lui gli uomini dopo la sua morte.
Ogni eroe finisce per annoiare.
L'eroe della storia è colui che nella città punta la lancia nella gola del drago, e nella solitudine tiene con sé il leone nel pieno delle sue forze, accettandolo come custode e genio domestico, ma senza nascondersi la sua natura di belva.