L'amore dispone di due palcoscenici su cui si recita il grande duetto, e sono entrambi infiniti: il letto e il mondo.

Sándor Márai
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La nostra interpretazione

L’immagine del duetto suggerisce l’idea di un amore vissuto come dialogo costante tra due persone, un intreccio di voci, gesti e silenzi. I palcoscenici sono due e sembrano opposti: l’intimità del letto e l’ampiezza del mondo. Nel primo spazio la relazione si concentra, si fa confessione, vulnerabilità, corpo e tenerezza. È il luogo dove cadono le maschere, dove l’altro viene visto nella sua nudità non solo fisica, ma anche emotiva. Nel secondo spazio, il mondo, il rapporto è messo alla prova: il lavoro, le amicizie, le difficoltà, le convenzioni sociali, il tempo che passa. L’amore non è confinato in uno solo di questi ambiti, ma si realizza pienamente soltanto quando riesce a esistere e a respirare in entrambi. L’infinità dei due palcoscenici allude al fatto che non c’è limite alla profondità dell’intimità né all’ampiezza delle situazioni in cui l’amore può manifestarsi. Ogni giorno, in ogni gesto, i due amanti continuano a recitare il loro duetto, riscrivendo ruoli e battute. La vera relazione affettiva non è solo passione privata né solo progetto condiviso nella società, ma una combinazione dinamica e inesauribile di entrambi gli spazi, dove il sentimento diventa esperienza totale, capace di abbracciare la vita intera.

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