Non nella novità, ma nell'abitudine troviamo i piaceri più grandi.
Quando un amore è tutta la nostra vita, quale differenza c'è tra vivere insieme o morire insieme?
La cosa triste non è lasciare la vita, bensì lasciare ciò che le dà un senso.
Ciò che indebolisce i nostri sistemi educativi è che si rivolgono ai mediocri, a causa del loro numero.
Una lettera d'amore. Nessun genere epistolare è meno difficile: ci vuole soltanto dell'amore.
I presentimenti veri si formano a delle profondità che il nostro spirito non visita. Talvolta essi ci fanno anche compiere degli atti che interpretiamo del tutto alla rovescia.
Se si tollera qualcosa, diventa sopportabile e poco tempo dopo anche normale.
Decise di cambiar vita, di approfittare delle ore del mattino. Si levò alle sei, fece la doccia, si rase, si vestì, gustò la colazione, fumò un paio di sigarette, si mise al tavolo di lavoro e si svegliò a mezzogiorno.
L'abito è grande maestro, ma di per sé insufficiente, se non vi si aggiunga la ragione pensata e la volontà di quello a che l'uomo si viene abituando.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
L'abitudine rende sopportabile anche le cose spaventose.
L'abitudine ci fa accettare l'inaccettabile.
L'abitudine è in qualche modo simile alla natura, giacché "spesso" e "sempre" sono vicini; la natura è di ciò che è sempre, l'abitudine di ciò che è spesso.
L'abitudine è una grande sordina.
Ci si rammarica della perdita delle peggiori abitudini, forse più di ogni altra cosa. Sono in effetti una parte così essenziale della nostra personalità.
Nessuno osa dire addio alle proprie abitudini. Più di un suicida s'è fermato sulle soglie della morte pensando al caffè dove andava a giocare tutte le sere la sua partita a domino.