La violenza domestica è il fronte di prima linea nella guerra contro le donne.
Certi uomini non sono capaci di far male ad una mosca soltanto perché non sono in grado di acchiapparla.
Meglio essere violenti se c'è violenza nel nostro cuore, che mettersi il mantello della non violenza per mascherare la debolezza.
Lo Stato è la violenza sociale organizzata.
Per la società sessualmente tollerante la violenza, qualunque violenza, indipendentemente dalla scala o dal contenuto, è diventata la nuova restrizione filosofica.
Soltanto i deboli commettono crimini: chi è potente e chi è felice non ne ha bisogno.
Violentare le coscienze è un grave danno fatto all'uomo. È il più doloroso colpo inferto alla dignità umana. È, in un certo senso, peggiore dell'infliggere la morte fisica, dell'uccidere.
La nonviolenza non può essere predicata. Deve essere praticata.
La violenza resta per me un grosso problema. Forse deriva da quel cieco bisogno dell'essere non civilizzato, che non sente abbastanza il rispetto di sé e degli altri. Ma quello che è ancora più pauroso è la violenza collettiva o quella violenza che si ammanta di legge, la dittatura.
La storia non progredisce in base a principi democratici: avanza per mezzo della violenza.
Coloro che credono nell'uomo quale è, e non hanno dunque abbandonato la speranza di vincere la violenza e l'irrazionalità, devono esigere che a ogni uomo sia dato il diritto di organizzare autonomamente la propria vita, nella misura in cui ciò è compatibile con gli eguali diritti degli altri.