Il bene prevale numericamente sul male, ma non sa fiutare il pericolo.
Difficile diventare adulti se non si fa un viaggio da soli. È un modo per superare la paura dell'altro e anche di sé stessi, in cui ci si trova a fronteggiare la nostalgia, si arriva alla riscoperta delle radici. Finché non fai un viaggio da solo non impari a rapportarti con gli altri.
Mi chiedo se la forza del racconto non nasca nell'uomo da millenni di cammino, se il narrare non nasca dall'andare. E se il nostro mondo abbia disimparato a raccontare semplicemente perché non viaggia più.
Come si fa a vestirsi di verde e impugnare uno spadone? A uno che si concia così mancano tre cose: identità, senso del ridicolo e sale in zucca.
I nomadi lo sanno: le mappe non servono a orientarsi, ma a sognare il viaggio nei mesi che precedono il distacco.
Sento che sono nel cuore del viaggio. C'è tutto: la slavità, gli ebrei, lo sradicamento, la Frontiera, il fascismo che torna, la bontà degli Ultimi. E questo cielo lettone che riassume il Nord e il Sud del mio continente.
Viviamo in una società malata e parte della malattia consiste nell'inconsapevolezza di essere malati.
Sono contro la religione perché ci insegna a essere soddisfatti della nostra incomprensione del mondo.
Lei, chi è?
Ci guardammo negli occhi: io vidi solo me, lei soltanto sé.
Non ci comprenderemo mai fra noi finché non avremo ridotto la nostra lingua a non più di sette parole.
Ciò che sfugge alla logica è quanto v'è di più prezioso in noi stessi.
Dove domina un pregiudizio teoretico, la comprensione dei fatti sarà sempre prevenuta e parziale.
Cosa ne sappiamo di come si imbriglia il potere del cielo?
Neppure depurando con filtri e alambicchi l'esistenza si arriva a trovare una spiegazione, a darsi una verità.
In matematica tu non capisci le cose. Semplicemente ti ci abitui.