L'amore di chi non amiamo si deposita sulla superficie e da lì evapora in fretta.
— Paolo Giordano
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La nostra interpretazione
Quando un sentimento proviene da qualcuno che non riusciamo davvero ad amare, resta in superficie, come una carezza che non penetra mai nella pelle. Può essere sincero, intenso, addirittura devoto, ma non trova un luogo interiore in cui posarsi. Rimane esposto, fragile, sospeso in un’aria che non lo trattiene. In assenza di un vero incontro tra due cuori, anche il gesto più affettuoso perde consistenza e durata.
Questo tipo di amore, per quanto autentico da una parte, non riesce a trasformarsi in legame, memoria profonda, radice. È un sentimento che non attecchisce: non genera ricordo caldo, non costruisce futuro, non cambia chi lo riceve. Viene percepito come un calore momentaneo, una presenza gentile ma estranea, che non arriva a toccare il nucleo dell’identità. Così, col passare del tempo, si dissolve senza lasciare tracce vere, come se non fosse mai esistito davvero. In questa dinamica emerge tutta la tristezza dell’asimmetria affettiva: l’energia emotiva di uno si consuma nel vuoto dell’indifferenza dolce ma irrevocabile dell’altro.
Da un lato, c’è la frustrazione di chi ama e non viene accolto; dall’altro, il lieve senso di colpa di chi riceve un sentimento che non riesce a ricambiare. Nessuno dei due trova davvero pace: uno si sente invisibile nonostante lo sforzo, l’altro si scopre impermeabile nonostante il desiderio di essere buono e riconoscente. Così, quel sentimento continua a non trovare riparo, condannato a svanire rapidamente, incapace di trasformarsi in storia condivisa.