Oscar Wilde, attraverso questo aforisma provocatorio e pienamente coerente con la sua vena ironica ed estetista, sottolinea il rapporto tra realtà e rappresentazione. La frase esprime un pensiero profondo sul modo in cui le nostre esperienze di vita sono influenzate dalla letteratura, dal cinema e dalle arti visive più ampie. Wilde suggerisce che la nostra comprensione della realtà è spesso filtrata attraverso l'arte: i media moderni creano un modello per vivere, imitando in modo così accurato le nostre aspettative e desideri da farci dimenticare cosa sia realmente vissuto. Questa riflessione invita a una critica radicale della nostra percezione del reale: la vita diventa un'imitazione di ciò che l'arte ci ha insegnato ad immaginare, creando così un circolo vizioso tra arte e realtà.