Amare se stessi è l'inizio di un idillio che dura tutta la vita.
Posso sopportare la forza brutale, ma la ragione brutale è insopportabile. Vi è qualcosa di sleale nel suo uso. Come sferrare un colpo basso all'intelletto.
I vecchi credono in tutto; le persone di mezza età sospettano di tutto; i giovani sanno tutto.
Non vi è che una sola cosa orrida al mondo, il tedio. Ecco il peccato che non trova perdono.
È sempre doloroso separarsi dalle persone che si conoscono da poco. Si può sopportare l'assenza di vecchi amici con animo sereno. Ma perfino una momentanea separazione da qualcuno a cui si è appena stati presentati risulta quasi insopportabile.
Uno può sempre essere gentile verso le persone delle quali non gliene importa nulla.
Solo Dio può guarirci dal nostro amor proprio, perché solo Lui può soddisfarlo, compierlo. Lo fa esistere in un rapporto unico che stabilisce tra lui e noi.
Tutti, schiavi e vittime dell'amor proprio, non vivono per vivere, ma per far credere di aver vissuto.
Quando il mio amor proprio, approfittandosi di qualche momento di disattenzione, costruirà i suoi castelli in aria, mi vorrà far volare, volare, io mi faccio una legge di pensare sempre a questi tre luoghi: il Getsemani, la casa di Caifas, il Calvario.
È forse contro la ragione o contro la giustizia amare se stessi? E perché dobbiamo volere che l'amor proprio sia sempre un vizio?
È necessario che abbiamo due risoluzioni uguali: vedere le erbe cattive che crescono nel nostro giardino ed avere il coraggio di volerle strappare; infatti il nostro amor proprio, che è ciò che produce queste impertinenze, non morirà fino a che vivremo.
L'amor proprio è il più grande di tutti gli adulatori.
L'amor proprio è il debole di tutti gli esseri umani.
Tutto è amor proprio nell'uomo e in qualunque vivente. Amabile non pare e non è, se non quegli che lusinga, giova etc. l'amor proprio degli altri.
La gioventù ha a volte uno smisurato amor proprio, e l'amor proprio giovanile è quasi sempre pusillanime.