Non si può chiedere a nessuno il suicidio come forma di protagonismo politico.
Personalmente penso che la categoria del comunismo abbia oggi un potenziale largamente inesplorato. A condizione, appunto, di essere agìto non come una risposta precotta, ma come una ricerca comune e una domanda radicale sulla espropriazione di senso anche della vita, in questa fase storica.
C'è a sinistra un'etica e un'estetica della sconfitta e della bella morte, ti infilzano ma con la bandiera rossa che ti cade addosso come un sublime sipario: che palle!
Siamo uomini pubblici e abbiamo dei doveri pubblici: anche quello di difendere un certo decoro e una certa eleganza nell'esprimere le nostre passioni.
Chi si innamora si innamora di se stesso, chi si uccide uccide un altro.
Quanto il cristianesimo abbia modificato la scienza e la morale e quindi l'arte antica, si può inferire da questo solo: il suicidio antico è virtù, il suicidio moderno è colpa: il suicida pagano è un eroe, il suicida cristiano è un codardo.
La ragione vera, l'unica ragione per la quale noi condanniamo il suicidio si è questa: che il suicida, in quanto tale è un negatore della speranza, ossia del nostro istinto vitale.
Il suicidio è l'ultimo atto col quale un uomo possa dimostrare che ha dominato la propria vita.
Non ci si toglie la vita per vendicarsi di qualcuno; no, ci si toglie la vita perché non c'è più la forza di vivere...
Il suicidio è la forma più sincera di autocritica.
Si uccise lanciandosi contro una sega circolare. La TV era sul posto e riprese l'avvenimento. Il filmato fu mandato in onda a spezzoni.
Che fa sabato sera? - Occupata. Devo suicidarmi. - Allora venerdì sera?
Già domani milioni di persone mi malediranno; ma è questo che ha voluto il destino.
Volevo solo andarmene. Ma non c'era nessun posto dove andare. Il suicidio? Gesù Cristo un'altra faticata. Avevo voglia di dormire per cinque anni di fila, ma non me lo permettevano.