Se la gelosia è un segnale d'amore, è come la febbre dell'ammalato, per il quale averla è un segnale di vita, ma di una vita malata e mal disposta.
— Miguel de Cervantes
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La nostra interpretazione
L’immagine della gelosia paragonata alla febbre di un malato suggerisce che esiste una forma di coinvolgimento affettivo che, pur indicando la presenza di un sentimento, rivela allo stesso tempo una condizione interiore alterata. La febbre, in medicina, segnala che l’organismo sta reagendo, che è vivo e lotta; eppure, è anche sintomo di squilibrio, di qualcosa che non funziona come dovrebbe. Allo stesso modo, la gelosia mostra che un legame esiste, che c’è attaccamento e timore di perdere l’altro, ma il modo in cui si manifesta tradisce insicurezza, possesso, fragilità emotiva. La vita definita "malata e mal disposta" rimanda a un sentimento che ha smarrito la sua serenità, in cui l’amore non è più spazio di libertà, fiducia e crescita reciproca, ma terreno di sospetto e tensione. Ne emerge un’idea di amore che, per essere davvero sano e compiuto, dovrebbe liberarsi di quella febbre emotiva, trasformando il bisogno di possesso in fiducia, e il timore in capacità di accettare la vulnerabilità come parte naturale del legame. In quest’ottica, la gelosia non viene glorificata come prova assoluta di amore, ma riconosciuta come segnale di una forma di affetto che necessita di maturazione e cura, affinché l’energia vitale che la alimenta non si rivolga contro chi la prova e contro la relazione stessa.
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