Il nevrotico ha una visione perfetta da un occhio, ma non ricorda quale.
È importante per i nostri amici credere che noi siamo con loro sinceri senza riserve, ed è importante per l'amicizia che noi non lo si sia.
È innocenza quando ci affascina, ignoranza quando ciò non accade.
L'insulto, non l'adulazione, è il grande afrodisiaco.
Il nevrotico anela toccare il fondo, così almeno non avrà più nulla di cui preoccuparsi.
Coloro che si rivolgono a Dio per averne conforto, possono trovare conforto, ma non credo che troveranno Dio.
Di tutti i cittadini di categoria inferiore, i nevrotici sono gli unici a esserlo per scelta.
La possibilità di dare un senso ai sintomi nevrotici mediante l'interpretazione analitica è una prova irrefutabile dell'esistenza o, se preferite, della necessità dell'ipotesi dei processi psichici inconsci.
La nevrosi non rinnega la realtà e semplicemente di essa non vuole sapere nulla; la psicosi invece rinnega la realtà e cerca di rimpiazzarla.
Le nevrosi che causano le "regressioni" più terribili e incurabili sono dovute proprio a questo sentimento primo, di non essere accolti nel mondo con amore.
Il nevrotico crede che la vita abbia un senso, ma che la sua vita non lo abbia.
Sia per la nevrosi sia per la psicosi si presenta non solo il problema della perdita di realtà, ma anche il problema di un suo sostituto.
La guarigione dalla nevrosi e dalla psicosi esige una diversa educazione del paziente, la correzione dei suoi difetti e il suo ritorno definitivo in seno alla società umana, senza riserve.
La via della nevrosi non porta sulla linea dell'attività sociale, non tende alla soluzione dei problemi che sono stati posti, ma sbocca invece nella stretta cerchia familiare e costringe il paziente a finire in una posizione di isolamento.
La nevrosi è qualche cosa di circoscritto al pube.
Il nevrotico crede di poter star bene una volta guarito. In ciò consiste la sua nevrosi.