La medicina è un'opinione.
Tutta questa letteratura cattolica, preghiera supplicante, rispecchia il rapporto tra il servo e il padrone di vecchio tipo: un padrone insolente e vanitoso. Continuo lustramento di scarpe. Ma Dio non ha scarpe.
In definitiva, così nella storia come nella vita privata, la violenza non chiama che violenza, la frode non chiama che frode. L'uomo, entrato nel movimento del circolo, non ne esce più se non per qualche preveduto e perciò immorale incidente.
Giocare, giocare non è divertente, nel senso leggiadro della parola. Anzi è una cosa, con quella tensione senza respiro, profondamente faticosa.
Conformismo. È la peggiore delle retoriche: la più torbida e vile. E per molti è un sistema, anzi una professione: diciamo pure un mestiere. Un mestiere comodo.
Rimorso. È il sentimento più straziante: perciò spesso noi non torniamo al male: non perché del male hai acquisito l'orrore, ma per una forse inavvertita paura del rimorso che ne seguirà.
Niente da dire contro i medici, gente grandiosa: prima quando si aveva una puntura di zanzara ci si grattava, oggi ci possono prescrivere dodici pomate diverse e nessuna serve.
I dottori hanno fatto tutto quello che hanno potuto, ma nonostante questo sono ancora vivo.
Un uomo, quando è ammalato, riconosce il medico dal suo passo; ma quando è ristabilito, non riconosce neppure la sua faccia.
Di certo la medicina ha solo le speranze fallaci che ci dà.
Il cloroformio ha permesso a qualsiasi imbecille di fare il chirurgo.
È privilegio esclusivo dei medici uccidere un uomo e restare impuniti.
L'arte della medicina consiste nel tenere allegro il paziente mentre la natura opera la guarigione.
I prodotti farmaceutici per cani e gatti dovrebbero essere prima sperimentati sull'uomo, tenuto in appositi stabulari.
Il malato deve guidare il medico, come il cane il cacciatore.
La medicina crea persone malate, la matematica persone tristi e la teologia peccatori.