Ogni uomo, in quanto alle donne, ne ha una che più delle altre ricorda, e ama, quando le ore di solitudine richiamano il passato.
— Mario Tobino
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La nostra interpretazione
Quando il rumore della vita quotidiana si attenua e rimane solo il silenzio delle ore solitarie, affiorano ricordi che non si sono mai davvero spenti. Tra tutte le figure femminili incontrate, ce n’è una che occupa un luogo privilegiato nella memoria, come se il tempo non fosse del tutto riuscito a cancellarne il segno. Non è necessariamente la donna con cui si è vissuta la storia più lunga o quella più serena, ma spesso quella che ha toccato più a fondo qualcosa di segreto e vulnerabile. In solitudine, quando non si deve recitare alcun ruolo, riaffiora un sentimento che non è più vissuto nel presente ma continua a operare nel passato, come una ferita dolce o una nostalgia insistente. Quel ricordo diventa un luogo interiore dove rifugiarsi e al tempo stesso un confronto silenzioso con ciò che si è stati e con ciò che non è accaduto. In quel pensiero c’è un amore che forse non appartiene più alla realtà, ma persiste dentro, a metà tra rimpianto e tenerezza, tra perdita e fedeltà alla propria memoria emotiva.