Se non proprio col respiro, la vanità nasce con la stazione eretta.
Oltre un certo grado la bellezza, come l'eleganza, non è più una semplice sfida all'imperfezione e alla miseria del mondo, ma una provocazione, anzi un oltraggio: ciò spiega l'odio che non poca gente nutre verso di essa.
Nel nostro tempo il posto della metafisica è stato preso dalla fantascienza: sostituzione forse non casuale, della quale non c'è comunque da rammaricarsi, visto che questa non è meno legittima né meno emozionante di quella.
Convivere con gli altri è un'arte la cui difficoltà è superata soltanto da quella di convivere con se stessi.
A differenza del talento o del genio la stupidità non può essere nascosta: appartiene alla sua natura l'urgenza di manifestarsi.
Un gigantesco equivoco al quale soltanto gli gnostici sono sfuggiti: che il peccato originale sia opera dell'uomo, anziché di Dio stesso!
Non mi piace il successo, sono qui solo per fare l'opera di Dio. Ho vissuto tanto tempo senza soldi, non voglio diventare una stella, la mia vita non deve andare verso la vanità materiale. Il successo alla fine distrugge.
Un uomo evoluto e perbene non può essere vanitoso senza un'illimitata severità con se stesso e senza disprezzarsi fino all'odio in certi momenti.
La più alta forma di vanità è l'amore per la gloria.
La vanità, insaziato cormorano, consumato tutto il resto, addenta le sue viscere.
Se una donna si guarda spesso allo specchio, può darsi che non sia tanto un segno di vanità, quanto di coraggio.
Il sapiente ha tutte le cose mutabili come cose che non sono, ed afferma quelle non esser altro che vanità ed un niente; perché il tempo a l'eternità ha proporzione come il punto a la linea.
La vanità gioca dei brutti scherzi alla memoria.
Ci si sbaglierà raramente, attribuendo le azioni estreme alla vanità, quelle mediocri all'abitudine e quelle meschine alla paura.
La vanità è alla base di tutto, anche la coscienza non è altro che vanità interiore.
La vanità e la felicità sono incompatibili.