La gentilezza a parole crea confidenza. La gentilezza nei pensieri crea profondità. La gentilezza nel dare crea amore.

Mao Tse-tung
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La nostra interpretazione

Le parole, i pensieri e le azioni non hanno lo stesso peso, ma possono essere attraversati da un filo comune: la gentilezza. Quando la gentilezza abita il linguaggio, si spezza la distanza e nasce un clima di fiducia. Chi si sente accolto con rispetto e delicatezza nelle parole dell’altro si apre più facilmente, abbassa le difese, trova il coraggio di mostrarsi per ciò che è. Non si tratta solo di essere educati, ma di creare uno spazio in cui l’altro si percepisce al sicuro. Quando la gentilezza si radica nei pensieri, non rimane in superficie. Il modo in cui si guarda il mondo, si giudicano le persone, si interpretano gli eventi diventa più profondo, meno impulsivo. Si sviluppa la capacità di comprendere le fragilità altrui, di cogliere sfumature, di non fermarsi alle apparenze. La mente gentile scava, non per ferire, ma per capire meglio. Quando infine la gentilezza si traduce nel dono, nel gesto concreto, essa si trasforma in amore. Dare tempo, attenzione, ascolto, sostegno materiale o morale senza calcolo e senza aspettarsi un ritorno rende visibile un sentimento che da astratto diventa reale. È in questo movimento dal dire, al pensare, al fare che l’affetto trova forma compiuta. L’amore non nasce all’improvviso: matura passando dalla confidenza alla profondità fino alla scelta di offrire qualcosa di sé agli altri.

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