L'invidia è come prendere un veleno e aspettare che l'altra persona muoia.
Non c'è che una stagione: l'estate. Tanto bella che le altre le girano attorno. L'autunno la ricorda, l'inverno la invoca, la primavera la invidia e tenta puerilmente di guastarla.
L'invidia è una forma di vizio, in parte morale e in parte intellettuale, che consiste nel non vedere mai le cose in se stesse, ma soltanto in rapporto ad altre.
L'invidia ha gli occhi e la fortuna è cieca.
L'invidia apriva loro gli occhi: è un demone che non si lascia sfuggire nulla, e che trae conclusioni da ogni cosa, proprio come la gelosia.
L'invidioso non muore mai una volta sola, ma tante volte quante l'invidiato vive salutato dal plauso della gente.
Benedetto colui che ha imparato ad ammirare, ma non invidiare, a seguire ma non imitare, a lodare ma non lusingare, a condurre ma non manipolare.
L'invidia non è altro che un odio per la superiorità altrui.
Il successo degli invidiosi è l'insuccesso degli altri.
L'invidia, la bile dell'anima.
L'invidia è il più stupido dei vizi, perché non esiste un solo vantaggio che si guadagni da esso.