Conoscere i ragazzi dei poveri e amare la politica è tutt'uno.
Il comunismo è la mediazione e l'organizzazione politica di ogni male, al fine di consentire, a una classe dirigente parassitaria e brutale, la gestione di ogni forma di potere sulle spalle degli ultimi.
Su una parete della nostra scuola c'è scritto grande "I CARE". È il motto intraducibile dei giovani americani migliori: "me ne importa, mi sta a cuore". È il contrario esatto del motto fascista "me ne frego".
Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l'obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l'unico responsabile di tutto.
Con la parola alla gente non gli si fa nulla. Sul piano divino ci vuole la grazia e sul piano umano ci vuole l'esempio.
In mancanza di qualsiasi principio-guida, la politica diviene una lotta aperta per il potere.
La politica è sempre stata una lotta nel fango - meglio che i cittadini vi saltino dentro piuttosto che perdere interesse.
La politica non è l'arte del possibile. Consiste nello scegliere fra il disastroso e lo sgradevole.
Il dramma resta sempre, dall'inizio alla fine, marcatamente politico.
La storia sociale insegna che non esiste politica sociale senza un movimento sociale che sia capace di imporla.
Nel club di bridge e nei consigli di stato, le passioni sono le stesse.
La politica è la dottrina del possibile.
Una setta o un partito è un elegante anonimato creato per risparmiare all'uomo la tremenda fatica di pensare.
Nessuno è mai morto per aver mangiato insalata, mentre la politica ha mietuto fior di vittime.
Antipolitica è celebrare Falcone e Borsellino e poi trattare con la mafia o chiedere i voti alla mafia o stringere la mano ad Andreotti, a Cosentino, a Cuffaro, a Lombardo, a Dell'Utri.