Tutti i nodi vengono al pettine: quando c'è il pettine.
Le intenzioni, specialmente se buone, e i rimorsi, specialmente se giusti, ognuno, dentro di sé, può giocarseli come vuole, fino alla disintegrazione, alla follia. Ma un fatto è un fatto: non ha contraddizioni, non ha ambiguità, non contiene il diverso e il contrario.
E non è che avesse torto, pensava il capitano: da secoli i bargelli mordevano gli uomini come lui, magari la facevano assicurare, come diceva il vecchio, e poi mordevano. Che cosa erano stati i bargelli se non strumenti della usurpazione e dell'arbitrio?
Ad un certo punto della vita non è la speranza l'ultima a morire, ma il morire è l'ultima speranza.
L'Italia è un così felice paese che quando si cominciano a combattere le mafie vernacole vuol dire che già se ne è stabilita una in lingua.
Non c'è luogo profondo che l'intelligenza non possa rendere superficiale.
La via del paradosso è la via della verità. Per mettere a prova la realtà occorre vederla camminare sulla corda tesa. Solo quando le verità si fanno acrobati possiamo giudicarne il valore.
È il solito destino delle verità nuove, cominciare come eresie e finire come superstizioni.
Alla lunga una verità che ferisce è meglio di una bugia di comodo.
Perfino le verità possono essere dimostrate.
Nelle liti, chi perde è sempre la verità.
Se esistesse una sola verità non si dipingerebbero cento tele diverse sullo stesso tema.
Gli eroi e gli scopritori hanno trovato il vero, più di quanto fosse prevedibile, solo quando si aspettavano e sognavano qualcosa di più di quanto sognato dai loro contemporanei.
L'unico vero giudice della verità è il tempo.
Mentire per necessità è sempre perdonabile. Ma chi dice la verità senza esservi costretto non merita nessuna indulgenza.
Non è sempre facile dire la verità, specialmente quando si deve essere brevi.