Colui che è buono, non sfoggia parole, e chi sfoggia parole, non è buono.
La via del saggio consiste nell'essere generoso e nel non competere.
Le parole vere non sono piacevoli. Le parole piacevoli non sono vere.
Invece di maledire il buio è meglio accendere una candela.
Il rito è labilità della lealtà e della sincerità e foriero di disordine.
La gentilezza nelle parole crea confidenza; la gentilezza nel pensiero crea profondità; la gentilezza nel dare crea amore.
Veramente buono è l'uomo raro che non biasima mai le persone per i mali che capitano loro.
La bontà civilizza l'intelligenza.
La bontà vera è, non debolezza, ma forza. L'uomo debole è solo buono in apparenza.
Se qualcosa è buono, allora è anche divino.
Chi non ha vera grandezza d'animo non può avere bontà; può avere soltanto bonomia.
Per esser buoni, però, bisogna essere a posto davanti a Dio, davanti al prossimo e davanti a noi stessi.
Non solo gli uomini, ma anche gli animali nella vecchiaia diventano più buoni.
Gli uomini spesso deridono ciò che è bello e buono.
Il fatto di base è che l'umanità sopravvive grazie alla bontà, all'amore e alla compassione. Che gli esseri umani abbiano la capacità di sviluppare queste qualità è la loro vera benedizione.
La bontà, che non è mai bonacciona, è difficile perché presuppone la forza di fare i conti con la complessità del reale, in cui coesistono bene e male, fraternità e violenza.