La gloria è una forma d'incomprensione; forse la peggiore.
Una delle scuole di Tlön nega perfino il tempo: argomenta che il presente è indefinito, che il futuro non ha realtà che come speranza presente.
L'arte vuol sempre irrealtà visibili.
I funzionari di polizia si divertono a parlare in gergo, come i bambini della quinta elementare.
Non esiste classificazione dell'universo che non sia arbitraria e congetturale. La ragione è molto semplice: noi non sappiamo cosa sia l'universo.
Un bravo attore non fa mai la sua entrata prima che il teatro sia pieno.
Riempivamo gli abissi tra cose opposte, e li aprivamo tra cose affini.
Ci è molto difficile immaginare una forma di pensiero in cui tutti gli oggetti materiali erano considerati simboli di verità spirituali o episodi della storia sacra. Eppure, se non facciamo questo sforzo di immaginazione, l'arte medioevale rimane in gran parte incomprensibile.
Non si dovrebbe parlare di Dio. Non conosciamo la sua lingua. L'Universo si manifesta e scompare senza parole, siamo noi a inventare una voce al suo terribile silenzio.
Molti divorzi nascono di un'incomprensione. Come molti matrimoni.
Credevo che il mio inglese fosse eccellente, ma sbagliavo. Non capivo una parola di quello che si diceva e gli insegnanti di recitazione davano per scontato che si capisse quello che insegnavano. Parlavano davvero velocemente, ero spacciato.
Quello che apprezzo di piú, soprattutto per quanto riguarda i romanzi, è non riuscire a comprenderli completamente. Non nutro alcun interesse per le opere di cui mi sembra di capire tutto.
Non c'è base d'unione più comune di un'incomprensione reciproca.
L'anima altrui è solo tenebra.
Il voler giocare a nascondersi si sconta sempre nel modo più naturale, col diventar misteriosi a se stessi.
Io sono un genio, ma nessuno lo sa tranne me.