Nulla è ammirevole in politica quanto una memoria scarsa.
Mi sono sempre preoccupato di conservare una certa distanza e penso che si debba sempre tenersi stretta una parte del proprio io e non essere mai totalmente convinto della giustezza di quello che si fa. La fede dovrebbe sempre essere temperata dalla moderazione.
In economia, gran parte della saggezza consiste nel sapere ciò che non sai.
Le persone che si credono intensamente impegnate a riflettere in privato di solito non stanno facendo nulla.
In ogni grande organizzazione è molto, molto più sicuro sbagliare con la maggioranza che avere ragione da soli.
La politica non è l'arte del possibile. Consiste nello scegliere fra il disastroso e lo sgradevole.
Politica vuol dire realizzare.
È una mia ferma opinione, dopo alcuni anni come corrispondente politico, che nessuno possa essere attratto dalla carriere politica a meno che, prima di ogni altra cosa, non sia socialmente o emotivamente disabile.
Non si tratta del fatto se possiamo chiamare assassino il capo di uno stato amico, ma se possiamo chiamare un assassino capo di uno stato amico.
La politica e i criminali sono la stessa cosa.
La politica è l'arte del possibile, la scienza del relativo.
La politica deve essere conquista, deve essere senza rete. Bisogna sudare e combattere, essere pronti a rimettersi in gioco. Come diceva Clint Eastwood: "Se vuoi una garanzia, allora comprati un tostapane".
Un gran rumore da una parte e mancanza di responsabilità dall'altra.
Le questioni fondamentali della politica non sono la libertà, la giustizia, l'uguaglianza. Si tratta di temi importanti ma, in qualche misura, derivati. La questione fondamentale è la scelta, cioè chi sceglie cosa, per chi e in base a quali criteri.
L'Italia futura rinascerà fondandosi sui pilastri del governo comunale, il più vicino ai cittadini, e non inventando decine di nuovi Stati.
Essere a sinistra vuol dire essere qui e anche altrove, vivere oggi e contemporaneamente domani; vuol dire agire per sé e anche per gli altri.