Dio ci chiama alla perfezione ma non è un perfezionista.
La perfezione si raggiunge non tanto attraverso la conformità ad un ideale, quanto attraverso la fedeltà interiore a delle ispirazioni.
Non si può diventare veramente liberi se non accettando di non esserlo sempre.
Se ci è così difficile accettare le nostre miserie, è perché abbiamo il sentore che esse non ci facciano più amare: siccome in questo o quel settore della nostra vita siamo manchevoli, ci diciamo che non meritiamo di essere amati.
Le imperfezioni degli altri ci aiutano anche a non attenderci da loro una qualche felicità, pienezza o compimento che in realtà possiamo trovare in Dio soltanto.
La cultura moderna non fa molto per valorizzare il perdono, anzi il più delle volte legittima il rancore e la vendetta. Ma sarà continuando su questa via che il male diminuirà nel mondo?
Sono un maledetto perfezionista: non mi accontento mai. Alcuni dei miei colpi vengono da sé, ma dietro ad altri c'è moltissimo lavoro.
Qualche volta il perfezionismo nasce dalla paura di essere presi in giro.
Il perfezionista si porta addosso un male tremendo: la predisposizione alla depressione.