Lo stato supremo della bellezza, è la grazia.
Il presente è il limite indivisibile che separa il passato dall'avvenire.
Ci sono cose che l'intelligenza è capace di cercare, ma che, da sola, non troverà mai.
L'idea del futuro è più feconda del futuro stesso.
La verità è che la memoria non consiste affatto nelle nostre regressioni dal presente al passato, ma nel fare progressi dal passato al presente.
La coscienza è il tramite fra ciò che è stato e ciò che sarà, un ponte gettato tra il passato e il futuro.
Gioventù, bellezza e grazia falliscono raramente: Ma l'interesse comune sempre prevarrà.
Dobbiamo solo avere paura di non essere in grazia di Dio, che significa confessarsi, partecipare alla Santa Messa, ricevere la comunione, e in più fare l'adorazione eucaristica e pregare, specialmente con i salmi e il rosario.
Quanto è più fredda l'anima più, al ridestarsi dalle sue notti spirituali, si trova imbevuta nella rugiada della grazia.
La pienezza della grazia è in grado di trasformare il cuore, e lo rende capace di compiere un atto talmente grande da cambiare la storia dell'umanità.
Grazia, spirito, coraggio, modestia, nobiltà di sangue, buon senso, tutte bellissime cose; ma che giovano questi doni della Provvidenza, se non si trova un compare o una comare, oppure, come si dice oggi, un buon diavolo che ci porti?
Con la formazione e l'istruzione diffusa si può instaurare un circolo virtuoso tra arte e cultura.
Nell' anno di grazia 2000 con due elezioni e un referendum davanti si vorrebbe approfittare per abbandonare il patto di stabilità e dire che ci interessa soltanto la crescita economica.
La grazia è la bellezza in movimento.
Così, per grazia, si può perseverare nel cammino, fino alla fine: l'uomo-bambino si abbandona fra le braccia di Gesù mentre chiede che passi questo calice, e viene preso e portato in braccio, con le mani giunte e gli occhi aperti. Lasciandosi sorprendere ancora una volta, per il dono più grande.
È sufficiente amare fortemente qualcosa, la musica, il sole o un bambino piccolo, per intendere l'appello divino, perché la grazia abbondi.