Senza Dio, il mio santo non è che un folle, la sua fede un'illusione, la sua santità uno smarrimento.
I santi (i quasi santi) sono più esposti degli altri al diavolo, perché la reale conoscenza che posseggono della propria miseria rende loro la luce quasi intollerabile.
I santi non sono quelli che fa la Chiesa ma quelli che noi eleggiamo tali. Solo questi diventano «protettori». [?] Ci sono anche i santi che ci vengono incontro come ombre anonime, avendo rinunciato al guscio inane dell'Io.
Gli uomini più divoti e santi, amatori et exequitori dell'antiqua e nova legge, absolutamente e per particolar privilegio son stati chiamati asini.
I santi sono gli unici uomini veramente e pienamente realizzati.
Il miglior modo di onorare i santi è di imitarli.
La santità altro non è che una proposta di vita che produce un piacere che dura.
I santi, loro avevano appreso la vera scienza: quella che ci fa evadere dalle cose create, e soprattutto da noi stessi, per lanciarci in Dio e non vivere che di lui.
Se si può essere un santo senza Dio, è il solo problema concreto che io oggi conosca.
La vera, forse l'unica identità cristiana è la santità.
I Santi sono tenerissimi quando sono all'interno della missione che Dio ha loro affidato, e diventano piuttosto "burberi" quando sono all'esterno di questa missione.