Un vecchio non disperato è un grande sapiente o un grande stupido.
I corpi li unisce il piacere, le anime la pena.
I giornali sono pieni di sacrifici umani: li inscatolano, li rendono accettabili per i lettori; in un certo senso li ritualizzano. La cronaca è un bollettino di esecuzioni.
La scelta profonda dell'uomo sarà sempre per un inferno appassionato, piuttosto che per un paradiso inerte.
In amore, in quelli che il linguaggio imbecille si è fissato di chiamare tradimenti, non c'è, di tradimenti, neppure l'ombra: ci sono soltanto delle fedeltà alla vita.
Fare a pezzi un giornale quotidiano è l'unico mezzo per liberarsi, d'un colpo, da ladri, assassini, truffatori, apostoli, catastrofi.
Quando gli amici di un uomo cominciano a fargli i complimenti perché sembra così giovane, questo può star certo che quelli pensano che stia diventando vecchio.
Nessuno è tanto vecchio da non credere di poter vivere ancora un anno.
Il mondo ha un bell'invecchiare: non cambia. Può darsi che l'individuo si perfezioni, ma la moltitudine dell'umanità non diventa né migliore né peggiore.
La vecchiaia è quando si comincia a dire: "Non mi sono mai sentito così giovane".
Un vecchio non s'improvvisa. Per farne uno, occorrono anni.
La vita negli anni della vecchiaia assomiglia al quinto atto di una tragedia: si sa che la fine tragica è vicina, ma non si sa ancora quale sarà.
Un uomo non è vecchio finché i rimpianti non sostituiscono i sogni.
I vecchi hanno bisogno di una eternità diversa e di credere che non lavorano solo per i vermi. Ecco perchè ci sono moglie e figli, affari, lavoro, patria: per dare uno scopo alle fatiche e ai sacrifici quotidiani.
Si diventa effettivamente vecchi quando si comincia a parlare della vecchiaia.
Vecchio è chi più non desidera che, comunque, vivere. Di questi vecchi alcuni hanno solo vent'anni.