La violenza è la retorica della nostra epoca.
Lo sport è sforzo fatto liberamente, per pura soddisfazione in sé, mentre il lavoro è uno sforzo a cui si è costretti in vista del suo rendimento.
Alle opere veramente preziose si perviene soltanto tramite la mediazione di questo sforzo antieconomico (lo sport), i cui sublimi risultati sono: la creazione scientifica e artistica, l'eroismo politico e morale, la santità religiosa.
Se invece di prendere sul serio l'arte, la prendessimo per quel che è, come intrattenimento, un gioco, una diversione, l'opera artistica guadagnerebbe così tutta la sua ammaliante riverberazione.
La cultura non è vita nella sua interezza, ma soltanto il momento della sua sicurezza, forza, e chiarezza.
L'ordine non è una pressione imposta alla società dal di fuori, ma un equilibrio instaurato dal di dentro.
La vera nonviolenza è impossibile, se prima non si vince ogni paura.
La rabbia è una follia momentanea, quindi controlla questa passione o essa controllerà te.
La violenza è una mancanza di vocabolario.
Finora si è considerato il campo animale come un campo libero dove uno potesse portare stragi; la nonviolenza inizia il piano di un accordo col campo animale, che potrà arrivare molto lontano.
La violenza risolve sempre tutto.
La violenza è sempre terribile anche quando la causa è giusta.
Occhio per occhio servirà solo a rendere tutto il mondo cieco.
Storia. Ogni volta che la parola appare, fa capolino la violenza.
L'uomo è un animale addomesticato che per secoli ha comandato sugli altri animali con la frode, la violenza e la crudeltà.
Certo bisogna farne di strada da una ginnastica d'obbedienza fino ad un gesto molto più umano che ti dia il senso della violenza, però bisogna farne altrettanta per diventare così coglioni da non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni.